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martedì 21 gennaio 2014

E arriva il quad-bike, la moto che può salire su ogni tipo di pendio

 

Ashampoo_Snap_2014.01.21_13h52m25s_002_L-Arena-it - Fotogallery - Foto - Il nuovo quad in dotazione al Soccorso alpino DIENNEFOTO - Google Chrome

D'ora in poi, per salvare gli escursionisti infortunati, il Soccorso alpino potrà accorrere con un nuovo mezzo.

Si tratta di un fiammante quad-bike di ultima generazione, con quattro ruote (o cingoli) motrici, in grado di arrampicarsi sui terreni montani più impervi, anche ricoperti di neve.

Il quadriciclo fuoristrada, appena arrivato alla centrale di Boscomantico, è stato acquistato grazie a un finanziamento della Regione, con una spesa complessiva di 25mila euro. Dotato di un motore molto potente, il quad non solo raggiunge luoghi erti, ma riesce anche a trainare sulla neve un'intera squadra: sette-otto soccorritori al seguito sugli sci. Le operazioni di recupero degli infortunati, in questo modo, risulteranno molto più veloci.

«Il territorio di competenza della stazione scaligera è il più ampio della regione», spiega Marco Vignola, vice responsabile dell'undicesima delegazione Prealpi Venete. «Da tempo avvertivamo il bisogno di un mezzo adeguato alle necessità di intervento, e tre anni fa ho inoltrato la richiesta in Regione. Finalmente siamo stati esauditi».

Va quindi in pensione, dopo trent'anni di onorato servizio, l'Alpenscooter, arrivato a sua volta dopo il primissimo motocingolato. II quad, che è stato inaugurato proprio ieri, potrà agevolmente essere caricato su un carrello, attaccato a un automezzo, e trasferito sul luogo dell'intervento, dove poi sfreccerà sui pendii . Nel «parco macchine» del Soccorso alpino c'è un altro mezzo dalla carriera gloriosa verso il termine: il fuoristrada Mitsubishi L300, che da più di vent'anni trasporta i soccorritori sui monti. E che dovrà essere sostituito quanto prima. L.CO.

http://www.larena.it/

domenica 19 gennaio 2014

Due giovani scatenati in quad picchiano camionista a Romano

 

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Si sono scatenati con manovre azzardate e liti con i passanti, dando del filo da torcere ai carabinieri che per tutta la serata gli hanno dato la caccia. Due ragazzi su un quad senza targa, descritti come giovani dell’est, forse albanesi, hanno cominciato le loro scorribande verso le 19.

Sono stati visti da diversi automobilisti sfrecciare a velocità folle sulle strade di Romano di Lombardia, tagliando persino la strada all’auto di un carabiniere che stava andando in caserma.

 

I due hanno quindi litigato con un camionista che stava andando a scaricare il furgone al supermercato Ld del paese: sono scesi tutti dai veicoli, hanno cominciato a discutere e i due slavi gli hanno sferrato un pugno, poi sono fuggiti.

 

L’uomo ha chiamato il 112 che si è subito messo sulle tracce del quad con le pattuglie della compagnia di Treviglio che si trovavano in zona. Poco dopo l’episodio con il camionista, un uomo di nazionalità marocchina ha telefonato al 112 segnalando che i due lo stavano aggredendo in via Albarotto.

 

Quando la pattuglia di militari della stazione di Romano è arrivata sul posto, però, i due erano già spariti. Le ricerche sono proseguite fino a tarda sera, anche perché la coppia sul quad ha continuato a scorrazzare a tutta velocità per le strade del paese. I carabinieri stanno anche cercando di verificare se il quad sia stato rubato, ma fino a ieri sera non erano arrivate denunce.

Dakar 2014, Quad: la festa è per il cileno Casale (PHOTO GALLERY)

 

 

 

 

Tra i Quad il destino della Dakar 2014 era ormai scritto da un paio di giorni, ovvero da quando Sergio Lafuente è stato costretto ad alzare bandiera bianca per la rottura del motore, spianando la strada adIgnacio Casale, che comunque si era già distinto decisamente.

Il cileno della Yamaha ha vinto ben otto delle 13 tappe in programma, quindi la sua è una vittoria senza se e senza ma. Forse l'unico appunto potrebbe essere la prematura uscita di scena del vincitore della passata edizione Marcos Patronelli, ritirato per un clamoroso incidente avvenuto dopo appena tre tappe.

Alla fine quindi Casale ha tagliato il traguardo con un vantaggio di ben 1.26'49" sul diretto inseguitore Rafal Sonik (a destra del vincitore nella foto). Paga addirittura cinque ore invece il terzo classifica Sebastian Husseini, che è anche il primo in classifica tra i piloti Honda.

 

"Ho vinto! Mi sembra di essere sulla luna! Non ho davvero parole per descrivere queste emozioni. Gli ultimi 20 km sono stati davvero incredibili con tutta quella folla ad attenderci. E' il trionfo della passione e del duro lavoro, che dimostra che nella vita tutto può succedere se ti impegni al massimo" ha commentato Casale.

 

DAKAR 2014, Tredicesima Tappa, 18/01/2014

Classifica finale Quad (primi cinque)

 

1. Ignacio Casale - Yamaha - 68.28'04"

2. Rafal Sonik - Yamaha - +1.26'49"

3. Sebastian Husseini - Honda - +5.40'24"

4. Mohammed Abu-Issa - Honda - +10.07'11"

5. Victor Gallegos Lozic - Honda - +10.23'41"

venerdì 17 gennaio 2014

Dakar 2014. Camelia Liparoti, l'italiana ancora in corsa per Valparaiso

 

 

 

 

Antofagasta, 16 Gennaio. La gara dei Quad. La gara delle piccole quattro ruote, che da tre giorni non perdeva un concorrente, saluta Walter Nosiglio. Il pilota boliviano aveva trovato anche il suo momento di gloria, seguito dal suo Paese come una star, e forse non ci credeva neanche lui. Poi, all’uscita del bivacco di Iquique, forse un chilometro, si è scontrato con un pickup. Il Pilota sta bene, ma il quad è distrutto, e la Dakar finita. La gara dei quad è strana, perché sembra senza esclusione di colpi e un po’ illogica, per nulla amministrata dai suoi protagonisti di spicco. Ignacio Casale, che adesso è nella botte di ferro del tifo del suo pubblico, esagera con… moderazione. Per ben due volte è rimasto attardato e in entrambe le occasioni invece di darsi per vinto o accontentarsi di un risultato qualsiasi pur di andare avanti ha scatenato un attacco terrificante andando addirittura a vincere la tappa. L’ultimo di questa serie di episodi è la decima tappa vinta davanti a Sergio Lafuente. L’uruguaiano risponde quasi nello stesso stile, e resta nella scia del cileno. Intanto, su entrambi i Piloti pesa il forte sospetto che abbiamo usufruito di assistenza irregolare, o “pirata” che dir si voglia, lungo il tracciato, e Rafal Sonik il polacco che è terzo a un’ora dalla testa, si frega le mani. Ma questa è un’altra di quelle questioni che, forse, finiranno ignorate, o irrisolte, o ingoiate dal BOA, “Bureau Of ASO”.

Comunque sia, nessuno meglio di Camelia Liparoti, che corre su Yamaha, può renderci meglio l’idea di quello che sta succedendo in questo inferno della Dakar 2014.

Camelia Liparoti

«È dura, molto dura, e quest’anno sono anche un po’ spiazzata da qualche problema che ho con l’assistenza. Adesso sto andando avanti solo per finire la gara (è in penultima posizione, NDR), il risultato non ha più alcuna importanza. Mi sono già “beccata” penalità a non finire. E la notte che ho passato con Rosa Romero in mezzo al deserto ha lasciato qualche segno. La famosa notte della prima tappa marathon, con quella freccia che ti mandava su o giù, indifferentemente, e molta gente ha preso la strada sbagliata. Siamo arrivati in un posto dove non riuscivo più a risalire. È stata una tappa che potrei definire un campionato del mondo di enduro, anzi di trial. È stata davvero durissima. Quest’anno, devo dirlo, ci stanno proprio massacrando, soprattutto noi con le moto».

 

Hanno esagerato con le difficoltà?

 

«Direi di sì, è quasi troppo. Una Dakar come, dicono, i vecchi tempi, quando dopo tre tappe riuscivano a mandare a casa tre quarti dei concorrenti. L’anno scorso, se ci penso e faccio un confronto, è stata quasi una passeggiata. Quest’anno, cavolo, ogni giorno è una mazzata».

 

E poi il caldo…

 

«Ha fatto molto caldo, sì. Il giorno del “calore” sono stata con Francesco Catanese, che stava male. Lui voleva abbandonare, ho chiamato il PC Course e da lì mi hanno detto di rimanere con lui. “Rimani con lui!”. L’elicottero è arrivato quasi un’ora dopo, e sono rimasta lì, ferma, con Francesco. Poi sono ripartita, e dieci chilometri più avanti mi sono sentita male io. Ero rimasta troppo tempo ferma sotto il sole. Così mi sono messa sotto un albero, all’ombra, credo un’altra ore e mezza. Vedevo doppio. Sono ripartita e sono caduta. Non avevo più la testa.

Avevo le allucinazioni. A quel punto ho detto “stop”, qui rischio di farmi veramente male. Ho riposato, mi sono buttata l’acqua sulla testa, mi sono tolta di dosso tutta l’armatura da robocop, poi sono ripartita e sono arrivata fino alla fine. Fortuna che avevano annullato la seconda parte della speciale. È il giorno in cui ha perso la vita Palante. Eric si è fermato anche lui, insieme a me e Francesco, c’era anche un boliviano. Gli ho detto di aspettare, che stava per arrivare l’elicottero e ci avrebbe portato l’acqua, ma lui ha detto che preferiva continuare, perché altrimenti sentiva troppo caldo. Ed è ripartito. Poverino. È davvero una Dakar della sopravvivenza».

 

Com’era la decima tappa?

 

«Tanto fesh-fesh, e le dune della prima parte erano soffici e difficili da superare. Ho cercato per un’ora un waypoint che non trovavo, ho girato per un’ora e non sono riuscito a trovarlo. Mi sono fermata anche con Husseini che aveva un problema, ho bucato, ho messo dentro tre bombolette per riparare e sono riuscita a ripartire. Avevo la ruota posteriore sinistra sul cerchio».

 

E oggi, cosa ti aspetta?

 

«Oggi 615 chilometri di prova speciale! Senza neutralizzazione. Guarda, non ci voglio neanche pensare. Non sono più molto stanca, sono riuscita a recuperare un po’. Ho accusato nei giorni passati, arrivando tardi, stando tante ore sulla pista. Ho anche la sfortuna che quest’anno avevo noleggiato un camper, in Argentina, ma all’ultimo momento, prima di partire, mi hanno comunicato che il mezzo era rotto, che non potevano darmelo. Non ero preparata e mi sono ritrovata a dormire in tenda, senza l’attrezzatura adatta, e qualche volta in albergo. Una Dakar complicata. Adesso resta l’obiettivo di finire. Finire una Dakar come questa sarà già una grande vittoria».

 

Cosa combinano in testa i sudamericani?

 

«Sonik li ha denunciati, Casale e Lafuente, perché hanno fatto assistenza non autorizzata sulla pista. Adesso si stanno tirando delle mazzate, non so come finirà, ma intanto si fanno la guerra. Sonik è terribile, non sente ragioni. Intanto siamo arrivati in pochi, pochissimi europei. Il boliviano, povero! Si è scontrato con un pickup fuori dal bivacco, lui bene, ma il quad è andato distrutto. Mi dispiace. Dakar troppo tirata. Il secondo giorno mi è venuto addosso Chabot, con la macchina. Ha fatto suonare il sentinel quando aveva già toccato le mie ruote posteriori. Mi sono spaventata molto. È dura, ma andiamo avanti. Speriamo che l’undicesima tappa sia l’ultima davvero difficile!».

Fonte: MOTO.IT

giovedì 16 gennaio 2014

Cade con il quad in montagna, soccorso e trasportato in ospedale un anziano

 

 

 

 

RIETI - E’ caduto rovinosamente a terra, mentre in sella al suo quad percorreva un sentiero tra la fitta boscaglia, in una zona impervia di montagna, compresa tra le cime di Piè di Moggio e i Piani di Stroncone, meglio conosciuta come «Pozza di Sant’Antonio». Un volo piuttosto duro per un 74enne, tanto che l’uomo ha perso conoscenza. Ripresosi, poco dopo le 15 ha dato l’allarme con il cellulare.

L’uomo si è messo in contatto diretto con la sala operativa dei pompieri del capoluogo Sabino, spiegando per filo e per segno quello che era accaduto.

Avviate le procedure del caso e fatto decollare anche un elicottero dal nucleo di Ciampino, i vigili del fuoco hanno in breve fatto giungere in zona una prima squadra di soccorso. Appena arrivati sul posto e con l’ausilio dell’elicottero che sorvolava la zona, dopo circa un ora di ricerche l’anziano è stato individuato.

Soccorso a terra dai pompieri di Rieti che hanno per prima cosa constatato che le condizioni dell’uomo non destavano eccessiva preoccupazione, il 74enne è stato successivamente elitrasportato al più vicino nosocomio, nel caso specifico era l’ospedale di Terni. Successivamente la squadra di soccorso ha proceduto all’individuazione del quad, che era finito su di un crepaccio nascosto tra la fitta boscaglia, per il successivo recupero.